Concetto
Intervista con l'artista Yaroslav Kurbanov 2011
Come definisce ciò che per lei è arte e ciò che non lo è?
"Il mio atteggiamento verso l'arte in generale e la mia arte in particolare è definito dai seguenti punti:
In primo luogo:
- Un'opera d'arte deve avere un'idea, che sia attuale o già nel contesto della storia. La cosa principale è che deve eccitare lo spettatore, risvegliare i suoi sensi e invitare alla riflessione. Oggigiorno, gli artisti cercano spesso di sostituire l'intera tavolozza di emozioni che l'arte deve evocare con un semplice shock e rifiuto.
In secondo luogo:
- L'artista deve trovare il giusto materiale, così come la giusta tecnica e forma, per esprimere la sua idea nel miglior modo possibile. Non ci si deve attaccare ciecamente a qualsiasi stile, soprattutto se non soddisfa gli obiettivi che l'artista si è prefissato. L'opera d'arte deve venire prima, non la personalità dell'artista. E un'opera d'arte "deve funzionare" anche senza il contesto della persona che l'ha creata. Possiamo non conoscere la vita dell'artista, i travagli della sua opera d'arte o il suo percorso, ma l'opera d'arte deve comunque impressionarci. Tutti questi dettagli sono solo "spezie per il piatto principale". Per esempio, Picasso durante la sua carriera ha cambiato bruscamente il suo stile artistico diverse volte in base ai compiti che si era prefissato. E noi siamo completamente a nostro agio con i suoi diversi periodi nella sua opera senza conoscere tutte le circostanze della sua vita personale e artistica.
In terzo luogo:
- Un'opera d'arte deve essere fatta in modo professionale.
Mi sento frustrato quando vedo un approccio amatoriale all'esecuzione. A volte vedo un movimento interessante nel lavoro di un artista che non ha competenze tecniche ed è molto frustrante. Anche se chiamo il ventunesimo secolo "il secolo dei dilettanti", che hanno deciso che l'educazione artistica non è necessaria e hanno riempito l'intero spazio artistico con le loro "creazioni", credo ancora che l'educazione sia necessaria, non solo nelle scienze tecniche o mediche, ma è altrettanto importante nel campo dell'arte.
Quali idee e pensieri ti interessano nell'arte?
Nel mio lavoro, tocco temi che sono importanti per me personalmente. Leggendo la letteratura classica e contemporanea, ho capito che gli stessi temi affliggevano le persone cento anni fa e anche prima. Sono l'amore e l'odio, la fede e il tradimento, la paura e l'autocontrollo, la discrepanza tra il mondo interiore di una persona e la sua immagine esterna, la "maschera" che si mette per gli altri. Il tempo non ha potere su questi temi. Questo li distingue da molti sentimenti quotidiani che svaniscono nell'oblio dopo un paio di anni, mesi e a volte giorni. I valori spirituali riguardano le persone come in passato, e cercano di trovare risposte alle stesse domande, proprio come prima: Chi sono io? Dove sono andato? Qual è il senso della vita? Cos'è la felicità? Cos'è l'amore? Il nostro mondo interiore cerca continuamente di trovare le risposte a queste domande nel mondo esterno. La mia arte è il mio tentativo di rispondere a queste domande.
Perché ha scelto uno stile piuttosto tradizionale di realismo nel mondo moderno, visto che per un artista contemporaneo è molto più facile e veloce disegnare in uno stile astratto per esempio?
La sfida tecnicamente ed esteticamente è quella di esprimere l'idea principale in modo chiaro e completo, e se il realismo è adatto a questo, allora non bisogna aver paura di essere non-moderni. Infatti, preferirei definire il mio stile non come realismo, ma come metamoderno. Lo stile metamoderno ti permette di evitare i vincoli del realismo, di sfruttare appieno l'intera gamma delle arti visive, di combinarle in ogni modo possibile e di giocare con esse.
Gli artisti che lavorano all'arte astratta spesso pensano solo alla forma, non hanno idee. Cercano solo uno stile che sia riconoscibile. Non è più arte ma design. È un'arte che non dà fastidio, ha solo un'idea: abbinare il colore dell'interno, il divano, le tende e la carta da parati. Secondo me, se un artista non ha idee, sceglie l'astrazione come forma d'arte principale per nascondere la mancanza di idee e di padronanza del mestiere.
Ma c'è anche l'altro estremo nell'arte. Quando un artista non può generalizzare e stilizzare le immagini che ritrae. In quel caso mostra solo il suo artigianato, facendo quadri secondo il principio "Quello che vedo è quello che disegno", cioè lavora con una specie di macchina fotografica, senza usare tutta la ricca tavolozza delle capacità dell'artista moderno.
Così la vera arte è questo delicato equilibrio tra tutto, che spesso è impossibile da descrivere a parole. Ma se sei un professionista e hai un "occhio allenato", allora puoi vedere senza articoli o spiegazioni cosa è reale e cosa è superficiale. E non importa in che stile è fatto.
Il tuo lavoro ha spesso un doppio tono, è intenzionale?
Uso quasi sempre dei simboli nel mio lavoro. Ci sono sempre stati simboli nell'arte, perché l'arte non è uno specchio che riflette direttamente il mondo. Il simbolismo dell'arte è ancora e sempre stato costruito sullo spettatore che percepisce i simboli semplicemente e naturalmente come esistevano nella loro vita quotidiana. Tuttavia, ogni epoca ha un proprio linguaggio di simboli. La natura morta del XVIII secolo poteva raccontare tutta una storia ai suoi contemporanei, ma ora non è altro che una collezione di oggetti per noi. L'arte contemporanea e lo spettatore contemporaneo hanno i loro simboli attuali.
Attraverso i nomi dei quadri cerco sia di rendere lo spettatore più consapevole dei miei simboli sia di condurlo al tema trattato nel mio lavoro. Credo che ognuno capisca l'idea dell'opera e la interpreti e la sviluppi a modo suo. Non voglio imporre la mia opinione allo spettatore. Ogni persona ha la propria visione del mondo che la circonda. In questo modo c'è un dialogo silenzioso tra l'opera d'arte e lo spettatore.
Se lo spettatore si distrae dalle preoccupazioni e dalla fretta quotidiana e pensa a temi eterni anche solo per un paio di minuti, posso dire che la mia arte ha raggiunto il suo scopo.
