Concetto
Il mio primo compagno di giochi è stato un albero. Sono cresciuto in un'infanzia piuttosto solitaria, circondato dalla natura nel giardino privato di mia madre, isolato dal caos del mondo. La mia profonda connessione con la natura, combinata con la solitudine ha stimolato la mia fantasia a costruire un mondo immaginario. Il vuoto di un rapporto umano riempito dalla mia crescente creatività mi spingeva a riempire il vuoto con colori, storie, esseri immaginari e forme fantastiche. Un terreno arido era la mia base per un'immaginazione fertile dove ho sviluppato la mia percezione artistica come un "terzo occhio" che fa luce nell'oscurità. Ho iniziato presto, appena superata l'età di un bambino, a disegnare cavalli, pirati, Zorro e altre meraviglie. Sono cresciuto principalmente circondato da figure femminili: per la cronaca mia madre, le mie cugine, 9 zie. Mio padre, che era unanimemente riconosciuto per la sua eccezionale voce di cantante, è scomparso improvvisamente dalla mia vita. La sua sensibilità artistica è qualcosa che ho ereditato. Ricordo ancora il risveglio al mattino con l'eco della sua voce rassicurante e armoniosa che risuona nella mia mente come un caldo abbraccio mentre canta una bella melodia napoletana chiamata "La Montagna". Pur eccellendo in un campo artistico diverso, posso sentire come ha trasmesso il suo pathos musicale nel tocco del mio pennello attraverso il suo DNA, influenzando il mio modo di dipingere con l'antica eredità classica italica che ancora scorre nelle mie vene. A quel tempo, quando ancora non avevo sviluppato molta consapevolezza delle mie capacità e della conoscenza di ciò che stavo facendo, il primo riconoscimento del mio talento nascente venne da una Signora ritenuta intenditrice d'arte dai circoli pittorici dell'epoca. Ricordo come lei affermò di notare già molta azione e dinamismo nei miei primi tentativi di disegno e pittura. Nei miei diciannove anni, ho imparato ad apprezzare gli impressionisti francesi e poi i maestri rinascimentali, specialmente Masaccio. Spinto dalla passione e dalla devozione totale alla forma e ai colori, la mia abilità pittorica ha fatto un salto notevole verso un'ispirazione sempre crescente. Non ho dipinto per inseguire la fama, i riconoscimenti o il denaro, con una sola eccezione, quando all'età di 14 anni, ricordo che un pensiero irresistibile spuntò dal nulla: Non volevo finire la mia vita nell'anonimato o morire senza lasciare un'eredità al mondo. Sicuramente desideravo essere ricordato per aver consegnato durante la mia esistenza qualcosa di valore sostanziale all'umanità. Alla fine degli anni '80, ho iniziato un ciclo ispirato alla Grecia classica, ritraendo scenari con sculture in una vasta gamma di stili, tra cui l'arte classica, ellenistica, minoica e cicladica. L'ispirazione ottenuta dalla piena immersione in quelle epoche storiche è stata oltremodo corroborante: le statue sembravano prendere vita sotto il mio pennello mentre l'atmosfera mistica di quelle epoche catturava la mia anima in estasi. L'ispirazione non mi è mai mancata, a dire il vero, ma in quel periodo il flusso creativo era così potente che lo percepivo come un flusso incontrollato di energia che scorreva verso il dipinto. In concomitanza con quella benedetta connessione ispirativa, stavo praticando una disciplina spirituale riguardante la "liberazione del pensiero". Una tecnica meditativa basata sulla disciplina della chiarezza del pensiero secondo i metodi di Rosenkreutz e le norme aristoteliche. La disciplina si colloca tra lo Yoga indostano e la logica e la ragione occidentali. L'incontro con Lassi Nummi e Riita Harjunen non è stato casuale. Erano entrambi sulla stessa lunghezza d'onda e su un percorso spirituale simile. Uno scopo comune ci univa riguardo alla libertà interiore, alla libertà e al pensiero indipendente. Negli occhi di Marco Aurelio potevo vedere la tragedia del mondo antico, l'incapacità dell'essere umano, intrappolato nella soggettività, di raggiungere una coscienza superiore e sviluppare una visione più oggettiva. L'oggettività di una ragione cristallina che controlla l'onda sovraemozionale. Oggi il suo messaggio è più che mai della massima importanza: la sopravvivenza della nostra civiltà basata sull'evidenza, la ragione, la libertà è fortemente compromessa. Le mie opere preferite hanno un significato e una logica segreta: il punto d'incontro tra terra e cielo. "Cinque persone camminano nella notte", "Il futuro viene verso di noi", "Sintesi", "La Domenica delle Palme", sono i miei quadri più rappresentativi che costituiscono la spina dorsale dei miei valori artistici fondamentali. Non pretendo di raggiungere il cuore di ogni persona sulla terra. Spero che il mio contributo all'arte aggiunga uno standard oggettivo di bellezza ed estetica che rifletta la necessità dell'oggettività nel mondo moderno, per controbilanciare la fallacia del relativismo e della soggettività della visione postmoderna del mondo. Le previsioni sulla traiettoria del mercato dell'arte sono difficili da fare, ma coerentemente alle mie precedenti affermazioni, mi auguro che il mercato dell'arte gonfiato da valutazioni soggettive dovute al soggettivismo del relativismo che ha dirottato l'arte torni al buon senso. Penso che la cultura occidentale e quella indiana abbiano molto in comune. Un continuo scambio di valori si è arricchito a vicenda nel corso dei secoli. L'ovest e l'est hanno ancora bisogno l'uno dell'altro se vogliono continuare a prosperare. Da So Cultures Magazine intervista il mondo di Enrico Garff