Anni fa ho fatto un sogno stranissimo di un cavallo da guerra di legno, con un'armatura riccamente adornata d'oro e di colori vivaci, stranamente intrappolato in... un barattolo di sottaceti. Dopo un po', il cavallo si risveglia e inizia ad agitarsi per sfuggire alla sua prigione di vetro. Mi precipito immediatamente ad aiutarlo, ma mentre lotto per svitare il coperchio, il barattolo inizia ad appiattirsi, schiacciandosi fino a diventare sottile come un foglio di carta, congelando per sempre il cavallo disperato in un'illustrazione immobile e silenziosa. Quando mi sono svegliato, ho sentito l'impulso di dipingere questa visione inquietante per memorizzarla e, mentre lo facevo, ho pensato che forse questo cavallo da battaglia schiacciato che si dimenava in una marinata di sottaceti scintillante era in realtà... me. Forse il mio inconscio immaginava la mia vita come un girotondo senza fine, che ripeteva giorno dopo giorno le stesse azioni inutili; forse era un allarme rosso rivolto al mio io cosciente che mi suggeriva che era arrivato il momento di usare la forza centrifuga della ruota del criceto in cui ero incastrato per raggiungere un'orbita più desiderabile. E così ho fatto. Per farla breve, in un modo radicale, eccitante e completamente opposto al precedente, che implicava l'accantonamento per un certo periodo dell'arte come mezzo per guadagnarmi la vita.
6 anni dopo, quando la costante rivoluzione intorno al mio nuovo pianeta ha iniziato a farmi sentire di nuovo annoiato e bisognoso di arte, ho usato la stessa energia per modificare la mia traiettoria verso un nuovo pianeta più compatibile con il mio desiderio di riavviare la mia carriera artistica da zero... Ed eccomi qui oggi; con la storia del mio cavallo in salamoia che si è trasformata nel punto di snodo della mia esistenza, e che ha portato in questa fase attuale della mia vita tre lezioni essenziali: uno, va bene essere un rinunciatario se qualsiasi cosa io abbandoni non mi rende orgoglioso. Due: tutto ciò che posso fare, posso farlo di nuovo. Tre: non esiste una zona di comfort in cui valga la pena rimanere bloccati. In nessun modo. Punto.