"TELL ME (12)"

Concetto

Sulla base delle prime idee preconcette da schizzi, annotazioni a margine e linee guida studiate, il risultato di ogni mio lavoro è sempre condizionato da variabili che includo deliberatamente. Mi riferisco alla pittura stessa, e alla geometria del supporto che altero costantemente per ottenere nuovi risultati.
Che serva da esempio un tondo, che, mancando di quei vertici che limitano il movimento, mi concede una gamma di pennellate e altri effetti pittorici, di solito non intenzionali, che implicano il passo successivo, e quindi, il punto di vista finale per quel mestiere
Ma la flessibilità nel risultato non finisce qui. È nel mezzo del processo che la mente si risveglia quando, spontaneamente, emergono precedenti esperienze emotive o sensoriali che continuano durante lo sviluppo. Queste impressioni richiedono un pieno controllo per non minare lo scopo iniziale, mentre il desiderio di aggrapparsi ad una nuova idea aumenta.
Chi non vorrebbe dire tanto con due "sillabe" come fece Rothko? O spogliare la verità vestendo la tela con strati Clifford Still-wise? O anche sentire Pollock che scatena il caos fino a riordinarlo in un impeccabile messaggio visivo? Tante influenze da cui lasciarsi sedurre e reprimere, frutto della pura assunzione quotidiana di segni, grafica, codici, artigianato... Immagini e quadri che la nostra psiche immagina e reimmagina continuamente.
Tutto questo mi fa pensare che nessun mestiere finisce identico a quello previsto, ma, al contrario, che il risultato è unico, e più originale. Questo è un vantaggio notevole nell'arte astratta, per aver trascurato la mimesi figurativa.