La pittura è realizzata secondo la tecnica dell'autore di Vasili Zianko a base di pittura acrilica su tela utilizzando una varietà di texture, lavaggi, velature finissime, contorni volumetrici. L'opera è leggibile al tatto per i non vedenti e gli ipovedenti.
Il dipinto raffigura metaforicamente la ruota dell'Uroboro, un serpente arricciato che si morde la coda. L'Uroboro è un simbolo dell'eternità e dell'infinito, in particolare della vita ciclica della natura, dell'alternanza di creazione e distruzione, di vita e morte, della costante rinascita e morte, del movimento dello spazio. La mia fine è il mio inizio. In molti miti, l'Uroboro abbraccia il mondo intero e si identifica con il flusso circolare delle acque che circondano la terra. Mantiene il mondo e la sua esistenza e, allo stesso tempo, porta la morte nella vita e la vita nella morte. In apparenza immobile, l'Uroboro personifica il moto perpetuo, il continuo ritorno a se stessi. Nella cosmologia orfica, l'Uroboro abbraccia l'Uovo cosmico e si identifica con la rivoluzione del Sole. Nel buddismo e nell'induismo l'Uroboro è un simbolo della ruota del samsara. Un bambino è un diamante solare, il centro del movimento dell'universo.