Nell'antica mitologia greca esistevano tre dee della gioia e del divertimento, che personificavano la grazia e l'attrattiva. Davano ispirazione agli artisti e patrocinavano le arti. Secondo l'antico poeta greco Esiodo e il compilatore di raccolte di predizioni oracolari Onomacrito, le grazie (un altro nome è Charites) si chiamavano Aglaia (giubilo, bellezza, splendore), Eufrosine (gioia, buoni pensieri), Thalia (abbondanza). Molti artisti famosi del passato si sono rivolti alle immagini delle grazie: Raffaello, Rubens, Botticelli, Lucas Cranach il Vecchio, ecc. Le personalità delle grazie sono state dotate di un significato allegorico. Per esempio, il filosofo stoico romano Seneca riteneva che esse rappresentassero il triplice aspetto della generosità: dare un beneficio, ricevere un beneficio e pagare un beneficio. I filosofi umanisti fiorentini del XV secolo vedevano nelle grazie la personificazione delle tre fasi dell'amore: la bellezza che eccita il desiderio, che porta alla soddisfazione. Esiste un'altra interpretazione: castità, bellezza e amore. Il numero "tre", come manifestazione della trinità dell'universo, occupa un posto importante nella mitologia di diversi popoli del mondo. Il numero "quattro", in quanto espressione della quadruplice vita, non è meno importante. L'autore di questo foglio grafico ritiene che non ci possano essere molte grazie; se nell'antica mitologia greca ce n'erano solo tre, questo non deve limitare la libertà di espressione dell'artista. Formando una nuova mitologia della modernità, ciascuna delle grazie può essere attribuita a qualche buona qualità. Inoltre, le grazie non devono essere necessariamente caucasiche. Le ragazze africane non sono meno affascinanti, e anche viceversa. In Africa, le tradizioni sono conservate con ancora più attenzione che nei paesi occidentali. In generale, ogni ragazza dovrebbe sentirsi così aggraziata da irradiare una bellezza di incredibile potenza.