Margarita Ivanova

La piattaforma teorica della mia pratica artistica è il metamodernismo e la nuova sincerità. Definisco il mio metodo principale con il termine "oscillazione". Esploro le fluttuazioni tra interno ed esterno, personale e collettivo, tra il sistema della comunità e il sistema del soggetto. Lavoro al di...

La piattaforma teorica della mia pratica artistica è il metamodernismo e la nuova sincerità. Definisco il mio metodo principale con il termine "oscillazione". Esploro le fluttuazioni tra interno ed esterno, personale e collettivo, tra il sistema della comunità e il sistema del soggetto. Lavoro al di fuori dei confini rigidi dell'antropico o del materiale.
Nelle mie opere non trasmetto significati, ma prismi, le stesse distorsioni ottiche che appartengono al mio occhio e alla mia percezione.
Non dipingo ritratti o paesaggi, non cerco di formulare una domanda o una risposta, ma creo un motivo per dubitare dell'interpretazione abituale del reale. In questo, sono guidato dalla modulazione specifica del surrealismo di Rene Magritte, con il suo ingresso visionario nella logica dell'arte concettuale e ancora di più nella logica dell'oscillazione.
Nelle mie opere, uno sfondo attivo, una pausa o un vuoto sono elementi attivi a pieno titolo del linguaggio pittorico. Cos'è la realtà all'interno del quadro, e cos'è un sogno? In effetti, non è prevista alcuna conclusione finale. Ad ogni nuovo incontro con il quadro, si dovrà ridefinire: qual è veramente l'oggetto dell'immagine?
Mi rifiuto di trasmettere un'idea costante - questo è solo un altro aspetto della realtà, un'altra combinazione di distorsioni ottiche.
Seguendo il principio dell'economia estetica, compenso l'infinita variazione di combinazioni misurando attentamente il punto medio di oscillazione, mantenendomi all'interno di una tavolozza di colori ascetica. Nel mio lavoro, le macchie e le linee non sono mai casuali. L'idea come parte più espressiva del mio lavoro può essere spontanea, è la parte più espressiva del mio lavoro, ma il processo di realizzazione richiede rigore, quasi disegno. Uso una sorta di approccio "matematico" alla grafica che ho imparato dal mio background architettonico. Il markup grafico è un'altra categoria di lavoro con l'ottica, un ripensamento critico della prospettiva geometrica come filtro visivo imposto e già troppo ideologizzato.
La dimensionalità del processo tecnico e tecnologico mi permette di progettare ottiche alternative, esplorare impulsi e oscillazioni riflesse all'interno dell'opposizione binaria scelta, del sistema di coordinate, della marcatura. Ogni fallimento in questo caso è la prova di come funziona esattamente l'ottica, come se la sua traccia imperfetta. L'errore è un elemento della struttura, il sistema di concetti attraverso cui percepiamo il mondo.